In una cronaca inedita del 1630, curata secoli dopo da Nicola Checchia, Antonio Lucchino, testimone oculare, descrive il catastrofico terremoto del 1627 e i segni premonitori che lo precedettero anni prima.
Io vi riporto parte della cronaca del Lucchino sui segni premonitori e parte della cronaca del terremoto che quasi completamente rase al suolo la città di San Severo di Puglia.
" Predisse la rovina di San Severo il signor Cesare d'Evoli, cavaliere, letterato e filosofo dell'epoca che abitava con la sua famiglia in questa città. Egli più volte disse pubblicamente che non molto tempo dopo la città sarebbe stata distrutta, ma non disse come. [...]
Nel 1617 ci fu l'apparizione di due comete l'una dopo l'altra. La prima nel mese di settembre e per tutto ottobre, di forma mirabile di colore che tirava al rosso, appariva due ore prima dell'alba ad oriente. Appena sparve questa, apparve la seconda. Era molto più grande ed aveva la coda all'ingiù a guisa di raggi lunghi e tirava al bruno e dalla parte settendrionale si alzava allo zenit di questa città ... e durò tutto gennaio del 1618. Ed io che più volte per curiosità la vidi, giudicai che oltre alle oppressioni presenti, doveva la misera città patire nell'avvenire assai più grandi calamità, come effettivamente successero. [...]Altra calamità sortì l'anno seguente, che mentre si vedevano le campagne fiorire per la grande quantità di frutti, d'ulive e uve in un attimo, cosa veramente meravigliosa, apparve un'innumerevole quantità di vermi per tutti i campi e vigne, di grossezza quanto il dito di una mano e di lunghezza mezzo palmo chi più chi meno e di colore alcuni neri, altri gialli e rossi e altri di tutti questi colori ben distinti, ve n'erano anche di colore verde ed altri di colore giallo e verde e tutti avevano in muso a guisa di bruco e numero grande di piedi a due ordini. I quali non solo divoravano i pampini delle viti e le fronde degli alberi, ma i fiori i frutti e l'agreste e se altro di buono vi fosse stato. E poichè i vecchi dissero che una cosa così non l'avevano mai vista la cosa diede grande spavento e anche più perchè non si sapeva come distruggerli. [...]
Così si decise di munire uomini con forbici e tagliare a metà i vermi uccidendoli. E dissero quelli che fecero ciò che nel tagliarli sentivano gran fetore. [...]
Nell'anno 1621, il 6 agosto, tre ore avanti il giorno ci fu un terremoto orribile ... vidi la mia casa come aprirsi in tutti e quattro gli angoli. [...]
Nel 1624 sovrabbondò tanto l'acqua sotto la città che i pozzi si empirono fino alla sommità ... molte fosse di grano si marcirono, si trovarono piene d'acqua che scaturriva e cresceva di sotto ... e si temette che la città s'inabissasse. [...]
E se si potesse dar credito agli Auguri, direi che questa ruina fu anche l'anno1625 predetta dalla gran moltitudine di nottole, che noi chiamiamo civette, che in un subito si udirono in tutti i luoghi della città, che di notte e di giorno l'empivano di querule strida e d'inusitate, lamentevole voci; ed erano tante che non vi era casa, sopra la quale non vi fossero cinque, sei. E questo fece temere una grandissima sventura. [...]
Cominciarono ad udirsi, ma leggermente, i terremoti sin dall'anno precedente 1626, in ottobre, novembre, dicembre; in gennaio del 1627, in febbraio, in marzo e in aprile; non s'udirono poi il maggio,e il giugno, fino al trenta di luglio. [...]
Per quattro giorni avanti il terremoto si vide una quiete d'aria grandissima ... e i caldi erano eccessivi e quasi insopportabili. Il sole tanto al nascere quanto al tramontare, si vedeva carico di vapori, in maniera che facilmente senza offensione vi si poteva fissare gli occhi. [...]
Al 27 di luglio, tre giorni prima, ci fu l'ecclissi della luna, che si oscurò tutta l'orbita, e dal principio dell'oscurazione sino alla fine vi passarono sei ore. [...]
Si guastarono le acque dei pozzi e con meraviglia e stupore di chi le gustava, davano odore sulfureo e il giovedì, giorno precedente, si udirono molti lampi a guisa dei tuoni occupati sotto la terra e specialmente l'udirono alcuni gentiluomini che si trovavano, pel caldo grandissimo, nel monastero de Celestini a passare il tempo con quei Padri. [...]
Al 30 di luglio, venerdì, con maggior forza che nei giorni precedenti il sole faceva sentire il suo calore, e maggiori erano la quiete e la serenità del cielo, ogni persona avendo desinato, chi se ne stava racchiuso in casa e chi in alcun luogo fresco, e molti s'erano ritirati nelle strade, dove gli edifici davano ombra, per fuggire il gran caldo. Io per affari mi ridussi in un orto all'incontro della chiesa di Santa Maria delle Grazie,ove erano dieci altre persone. ... Giunta l'ora fatale, sedici del giorno, si udì muggir la terra non a guisa di un toro, ma di grandissimo tuono, che non si saprebbe dare altra comparazione, poichè offuscava la mente e l'udito e appresso subito si vide ondeggiare la terra ... in maniera che io e i miei compagni fummo battuti da quello impeto di faccia a terra ... nell'alzarci si sollevò ondeggiando di nuovo la terra, e di nuovo cadimmo; ma assai più la terza volta che ondeggiò con maggior rabbia che a me parve cadere da sopra un colle. Diede poi una scossa sì grande e terribile verso ostro, che rovinò subito tutta la città, e noi avanti ai nostri occhi vidimmo e udimmo la ruina della Chiesa delle Grazie. Seguitò poi lentamente il tremore, ed alzati che fummo, si vide ingombrata e coverta di una densissima caligine di polvere la città; e così si vide sopra Torremaggiore, S. Paolo, Serra Capriola, Apricena e Lesina. [...] "
Lungo la costa il mare arretrò di tre-quattro chilometri e poi si riversò con furia sul litorale garganico e si dice che questo fu uno dei 5 tsunami più devastanti della storia italiana del secondo millennio.
Al prossimo racconto. Ciao.
venerdì 28 marzo 2014
mercoledì 26 marzo 2014
Dalla Grecia al Gargano: il Monte Sacro.
A Nord-Ovest della Grecia, a confine con l'Albania, si trova il famoso santuario di Dodona, il più antico sito oracolare della Grecia, sacro a Zeus Dodoneo.
Per la verità nei tempi più antichi Dodona era la dimora della coppia divina Dione-Zeus. Alla dea si dedicavano delle sacerdotesse, chiamate Peleiades, e sacerdoti, chiamati "Elloi" o "Selloi", servivano Zeus. Poi come fu e come non fu ( per spiegarlo dovrei tirare in ballo l'antico braccio di ferro tra "matriarcato" e "patriarcato", ma, tranquilli, non ho intenzione di farlo) il sito oracolare fu dedicato solo a Zeus.
Il santuario era gestito dai Selloi che, come già detto, erano i sacerdoti di Zeus ed erano famosi perchè dormivano sulla terra nuda anche se, d'inverno , era coperta dalla neve. Questi sacerdoti avevano particolare doni di preveggenza ed erano esperti delle rivelazioni della Natura, cioè sapevano interpretare le frasi profetiche che le correnti dell'aria fornivano, il linguaggio delle foglie dei sacri alberi delle querce agitate dal vento e il volo e il gracchiare degli uccelli annidati sui rami. Mi vengono in mente questi versi:
Sul Gargano vi è un monte chiamato Monte Sacro. Prima della diffusione del Cristianesimo però il suo nome era Dodoneo e sulla sua vetta vi era un tempio- oracolo dedicato a Giove Dodoneo eretto da antichi popoli provenienti dal Mediterraneo orientale e che su questa montagna trovarono un paesaggio simile al loro sacro monte di Dodona.
Secoli dopo i vescovi cristiani pensarono che per affermare il Cristianesimo dovevano abbattere gli altari pagani e costruire, sugli stessi siti sacri, le chiese. Questo accadde sul monte Dodoneo che fu consacrato alla S.S. Trinità e fu costruita su di esso una Abbazia omonima che nel tempo divenne molto potente e la montagna prese il nome di "Monte Sacro".
Oggi anche l'antica Abbazia non c'è più e i suoi ruderi fanno compagnia alle antiche pietre sparse del precedente tempio pagano. Le essenze dei due culti, pagano e cristiano, qui esistono ancora e non sono in contrasto tra loro.
Gli antichi Arvaniti che risiedevano nei pressi dell'oracolo greco di Dodona credevano che sulla montagna vivesse un monaco santo che suonava un tamburo invisibile che diffondeva ovunque un rombo sordo quando si verificavano grandi eventi.
Anche sul Monte Sacro si dice che vi siano delle Presenze Antiche visibili in certi periodi dell'anno.
" Credere per Vedere". Ciao.
Per la verità nei tempi più antichi Dodona era la dimora della coppia divina Dione-Zeus. Alla dea si dedicavano delle sacerdotesse, chiamate Peleiades, e sacerdoti, chiamati "Elloi" o "Selloi", servivano Zeus. Poi come fu e come non fu ( per spiegarlo dovrei tirare in ballo l'antico braccio di ferro tra "matriarcato" e "patriarcato", ma, tranquilli, non ho intenzione di farlo) il sito oracolare fu dedicato solo a Zeus.
Il santuario era gestito dai Selloi che, come già detto, erano i sacerdoti di Zeus ed erano famosi perchè dormivano sulla terra nuda anche se, d'inverno , era coperta dalla neve. Questi sacerdoti avevano particolare doni di preveggenza ed erano esperti delle rivelazioni della Natura, cioè sapevano interpretare le frasi profetiche che le correnti dell'aria fornivano, il linguaggio delle foglie dei sacri alberi delle querce agitate dal vento e il volo e il gracchiare degli uccelli annidati sui rami. Mi vengono in mente questi versi:
" nel vento ci sono le voci degli alberi e degli uccelli,
i canti delle onde dei prati e del mare,
i giochi delle nubi e il racconto dei gabbiani,
il volo dei petali dei fiori e la danza delle foglie.
Il vento è il soffio di Dio."
Secoli dopo i vescovi cristiani pensarono che per affermare il Cristianesimo dovevano abbattere gli altari pagani e costruire, sugli stessi siti sacri, le chiese. Questo accadde sul monte Dodoneo che fu consacrato alla S.S. Trinità e fu costruita su di esso una Abbazia omonima che nel tempo divenne molto potente e la montagna prese il nome di "Monte Sacro".
Oggi anche l'antica Abbazia non c'è più e i suoi ruderi fanno compagnia alle antiche pietre sparse del precedente tempio pagano. Le essenze dei due culti, pagano e cristiano, qui esistono ancora e non sono in contrasto tra loro.
Gli antichi Arvaniti che risiedevano nei pressi dell'oracolo greco di Dodona credevano che sulla montagna vivesse un monaco santo che suonava un tamburo invisibile che diffondeva ovunque un rombo sordo quando si verificavano grandi eventi.
Anche sul Monte Sacro si dice che vi siano delle Presenze Antiche visibili in certi periodi dell'anno.
" Credere per Vedere". Ciao.
lunedì 24 marzo 2014
La città di Uria
Vi racconto oggi la leggenda della città di Uria.
La vera ubicazione dell'antichissima città non è certa, in questa versione della leggenda è collocata sulle sponde del lago di Varano a nord del Promontorio garganico. Pare che tanto,tanto tempo fa, il lago fosse una insenatura e in essa approdarono antiche popolazioni fondatrici di Uria che col tempo divenne una grande città con grandi palazzi, colonne, strade lastricate, e stupendi giardini.
La città aveva un accogliente porto dove arrivavano navi commerciali da tutto il Mediterraneo. Era una città ricca, circondata da immensi boschi di querce e faggi e centinaia di pecore e mucche pascolavano sulle montagne vicine. Poco lontano dalla città vi erano due templi molto belli. Uno era stato edificato vicino ad una sorgente ed era dedicato al dio Apollo ,una divinità della Luce. Essendo le acque della fonte curative molta gente si recava in devoto pellegrinaggio a questo tempio.
L'altro si trovava più in alto, in un bosco di querce ed era dedicato ad Artemide che era la sorella gemella di Apollo ed era venerata come dea della Luna e della Notte, delle fanciulle adolescenti, della Natura selvatica e della caccia. Qualcuno la vuole anche protettrice delle partorienti perchè un mito dice che Artemide nacque per prima e aiutò la madre a far nascere Apollo (tenete sempre presente che stiamo parlando di divinità e tutto era possibile).
Uria era proprio una città prosperosa e felice e molto devota alle sue divinità che si propiziava con offerte di fiori, frutta, messi,canti e danze. Centinaia di anni dopo i culti cambiarono ma la gente rimase sempre buona e devota alle nuove divinità.
Ad un certo punto della sua storia arrivò dal mare un re malvagio di nome Tauro che invase e conquistò la città. Tauro non credeva in alcun dio e fece distruggere ogni luogo di culto e fece uccidere tutti i sacerdoti. Con il suo comportamento, le sue feste orgiastiche e le sue depravazioni condizionò anche i cittadini di Uria che col tempo divennero come lui: perfidi, corrotti e usurai.
A questo punto Dio si stancò di tanta malvagità e inviò l'Arcangelo Michele per punire la città corrotta. L'Arcangelo arrivò, come in tutte le sue missioni punitive, con il vento dell' Est, la Tempesta e il Terremoto. La terra tremò, le acque del mare prima si ritirarono e poi, gonfiate, si abbatterono con impeto nella insenatura e sulla città distruggendola. La città non riprese più il suo antico splendore.
Col passare dei secoli il lago fu separato dal mare da una strscia di terra e sabbia e quella che era una insenatura divenne un lago. Le zone circostanti il lago divennero zone di malaria e furono abbandonate dai pochi abitanti che si sparpagliarono su per le alture i loro discendenti fondando gli attuali paesi.
Quando tira forte il vento dell'Est e il lago mugghia in modo strano, ancora oggi si dice che quelli sono i lamenti del re maledetto che " MICHELE" continua a trafiggere con la sua Spada di fuoco.
La vera ubicazione dell'antichissima città non è certa, in questa versione della leggenda è collocata sulle sponde del lago di Varano a nord del Promontorio garganico. Pare che tanto,tanto tempo fa, il lago fosse una insenatura e in essa approdarono antiche popolazioni fondatrici di Uria che col tempo divenne una grande città con grandi palazzi, colonne, strade lastricate, e stupendi giardini.
La città aveva un accogliente porto dove arrivavano navi commerciali da tutto il Mediterraneo. Era una città ricca, circondata da immensi boschi di querce e faggi e centinaia di pecore e mucche pascolavano sulle montagne vicine. Poco lontano dalla città vi erano due templi molto belli. Uno era stato edificato vicino ad una sorgente ed era dedicato al dio Apollo ,una divinità della Luce. Essendo le acque della fonte curative molta gente si recava in devoto pellegrinaggio a questo tempio.
L'altro si trovava più in alto, in un bosco di querce ed era dedicato ad Artemide che era la sorella gemella di Apollo ed era venerata come dea della Luna e della Notte, delle fanciulle adolescenti, della Natura selvatica e della caccia. Qualcuno la vuole anche protettrice delle partorienti perchè un mito dice che Artemide nacque per prima e aiutò la madre a far nascere Apollo (tenete sempre presente che stiamo parlando di divinità e tutto era possibile).
Uria era proprio una città prosperosa e felice e molto devota alle sue divinità che si propiziava con offerte di fiori, frutta, messi,canti e danze. Centinaia di anni dopo i culti cambiarono ma la gente rimase sempre buona e devota alle nuove divinità.
Ad un certo punto della sua storia arrivò dal mare un re malvagio di nome Tauro che invase e conquistò la città. Tauro non credeva in alcun dio e fece distruggere ogni luogo di culto e fece uccidere tutti i sacerdoti. Con il suo comportamento, le sue feste orgiastiche e le sue depravazioni condizionò anche i cittadini di Uria che col tempo divennero come lui: perfidi, corrotti e usurai.
A questo punto Dio si stancò di tanta malvagità e inviò l'Arcangelo Michele per punire la città corrotta. L'Arcangelo arrivò, come in tutte le sue missioni punitive, con il vento dell' Est, la Tempesta e il Terremoto. La terra tremò, le acque del mare prima si ritirarono e poi, gonfiate, si abbatterono con impeto nella insenatura e sulla città distruggendola. La città non riprese più il suo antico splendore.
Col passare dei secoli il lago fu separato dal mare da una strscia di terra e sabbia e quella che era una insenatura divenne un lago. Le zone circostanti il lago divennero zone di malaria e furono abbandonate dai pochi abitanti che si sparpagliarono su per le alture i loro discendenti fondando gli attuali paesi.
Quando tira forte il vento dell'Est e il lago mugghia in modo strano, ancora oggi si dice che quelli sono i lamenti del re maledetto che " MICHELE" continua a trafiggere con la sua Spada di fuoco.
giovedì 20 marzo 2014
La Grotta di Monte Sant'Angelo
Adagiato sulla cresta del" Monte degli Angeli", il paese di Monte Sant'Angelo è uno dei comuni più alti della Puglia con i suoi 796 metri s.l.m. Questo singolare paese si affaccia sul blu profondo dell'Adriatico e su tutte le sfumature di verde dei boschi di castagni, di monte Sacro, di monte Spigno e della Foresta Umbra.
Monte Sant'Angelo deve la sua fama alla "Apparizione" dell'Arcangelo Michele avvenuta per la prima volta nel 490. Le altre "Apparizioni" avvennero nel 492 e nel 493. Questo è tramandato dal "Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano". Sulla Grotta, dove avvennero fatti prodigiosi testimonianti la presenza dell' Arcangelo, fu costruita una Basilica.
Nell'atrio superiore sopra la porta d'ingresso di destra sono scritte in latino le parole di Giacobbe: "Questo è un luogo terribile! Questa è la Casa di Dio e la Porta del Cielo".
La Grotta-Basilica divenne meta di pellegrinaggio. Di quì passarono i pellegrini che andavano in Terrasanta, i Crociati e gli immancabili "Templari", custodi di antichissime conoscenze, che avevano anche il compito di perpetuare l'idea dell'eterna lotta tra il Bene e il Male e controllare che certe Porte fossero sigillate con un Tempio cristiano. Pare che la Grotta di Monte Sant'Angelo sia una di queste "Porte" ed è difesa dall'Arcangelo Michele che volle appunto che quì fosse innalzata la Casa di Dio.
Si dice che possa essere molto rischioso visitare questo luogo nelle ore notturne perchè è dimora di forze sovrumane. Si narra infatti la seguente leggenda:
"Nel 1022 l'imperatore tedesco Enrico II si trovava in Puglia e, conoscendo la fama del Santuario di Monte Sant'Angelo, si recò, con tutto il suo seguito, in pellegrinaggio alla Grotta-Basilica. Dalla gente del posto seppe che misteriose luci illuminavano la Grotta di notte. Giunto il tramonto tutti uscirono ma l'imperatore rimase perchè desiderava trascorrere la notte a pregare nella solitudine della Grotta.
Ad una certa ora cominciò a vedere entrare una moltitudine di Angeli luminosi e subito dopo entrò il "Principe degli Angeli: Michele" il più luminoso di tutti. All' Arcangelo Michele ,nella tradizione Dio ha assegnato le funzioni di: Giudicare, Benedire, Umiliare e Calpestare, in altre parole è la Bilancia, la Spada e il Pugno di Dio. Se poi aggiungiamo, sempre secondo la tradizione, che nei luoghi che deve difendere dal Male, in qualunque modo esso si presenti, arriva con la Tempesta e il Terremoto, non è poi tanto difficile immaginare che la visione di questo Arcangelo è a dir poco impressionante.
E infatti Enrico II cominciò a tremare da capo a piedi. Michele gli disse che non doveva avere alcuna paura ma lo percosse lievemente sul fianco.
Quando l'imperatore lasciò la Grotta era paralizzato dalla paura e da quel giorno zoppicò per tutta la vita."
Si dice tutt'ora nel Gargano che la Grotta dell'Arcangelo Michele è "per gli esseri umani di giorno e per gli Angeli di notte". Nessuno infatti osa entrarvi dopo il calare delle tenebre.
Al prossimo mistero garganico. Ciao.
Monte Sant'Angelo deve la sua fama alla "Apparizione" dell'Arcangelo Michele avvenuta per la prima volta nel 490. Le altre "Apparizioni" avvennero nel 492 e nel 493. Questo è tramandato dal "Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano". Sulla Grotta, dove avvennero fatti prodigiosi testimonianti la presenza dell' Arcangelo, fu costruita una Basilica.
Nell'atrio superiore sopra la porta d'ingresso di destra sono scritte in latino le parole di Giacobbe: "Questo è un luogo terribile! Questa è la Casa di Dio e la Porta del Cielo".
La Grotta-Basilica divenne meta di pellegrinaggio. Di quì passarono i pellegrini che andavano in Terrasanta, i Crociati e gli immancabili "Templari", custodi di antichissime conoscenze, che avevano anche il compito di perpetuare l'idea dell'eterna lotta tra il Bene e il Male e controllare che certe Porte fossero sigillate con un Tempio cristiano. Pare che la Grotta di Monte Sant'Angelo sia una di queste "Porte" ed è difesa dall'Arcangelo Michele che volle appunto che quì fosse innalzata la Casa di Dio.
Si dice che possa essere molto rischioso visitare questo luogo nelle ore notturne perchè è dimora di forze sovrumane. Si narra infatti la seguente leggenda:
"Nel 1022 l'imperatore tedesco Enrico II si trovava in Puglia e, conoscendo la fama del Santuario di Monte Sant'Angelo, si recò, con tutto il suo seguito, in pellegrinaggio alla Grotta-Basilica. Dalla gente del posto seppe che misteriose luci illuminavano la Grotta di notte. Giunto il tramonto tutti uscirono ma l'imperatore rimase perchè desiderava trascorrere la notte a pregare nella solitudine della Grotta.
Ad una certa ora cominciò a vedere entrare una moltitudine di Angeli luminosi e subito dopo entrò il "Principe degli Angeli: Michele" il più luminoso di tutti. All' Arcangelo Michele ,nella tradizione Dio ha assegnato le funzioni di: Giudicare, Benedire, Umiliare e Calpestare, in altre parole è la Bilancia, la Spada e il Pugno di Dio. Se poi aggiungiamo, sempre secondo la tradizione, che nei luoghi che deve difendere dal Male, in qualunque modo esso si presenti, arriva con la Tempesta e il Terremoto, non è poi tanto difficile immaginare che la visione di questo Arcangelo è a dir poco impressionante.
E infatti Enrico II cominciò a tremare da capo a piedi. Michele gli disse che non doveva avere alcuna paura ma lo percosse lievemente sul fianco.
Quando l'imperatore lasciò la Grotta era paralizzato dalla paura e da quel giorno zoppicò per tutta la vita."
Si dice tutt'ora nel Gargano che la Grotta dell'Arcangelo Michele è "per gli esseri umani di giorno e per gli Angeli di notte". Nessuno infatti osa entrarvi dopo il calare delle tenebre.
Al prossimo mistero garganico. Ciao.
sabato 15 marzo 2014
Il mito di Sekhmet
Oggi vi racconto un mito dell'Antico Egitto: quello di Sekhmet.
Si narra che Ra-Atum, l'Antico Dio Supremo, si accorse che l'Umanità gli si era ribellata perchè cominciava ad invecchiare. Allora il Vecchio Dio Sole decise di punire l'insurrezione sterminando gran parte della Razza Umana. Ma si accorse che il suo celebre Occhio, la sua arma di giustizia, non fosse efficace per punirli.
Perciò Ra convocò tutti gli dei antichi e chiese loro come fare. E tutti indicarono, come nuovo Occhio punitore di Ra, la dea Sekhmet. Sekhmet, come strumento di distruzione, appariva a volte come una leonessa infuriata che sguazzava nel sangue e a volte la terribile dea, dalla testa di leone, che attaccava con ferocia l'Umanità in preda ad un raptus sterminatore.
Sekhmet andò sulla Terra e uccise i ribelli. Tornò da Ra molto soddisfatta del suo operato al punto che voleva tornare per giustiziare altri uomini. Il Vecchio Dio si oppose ma Sekhmet in preda alla furia omicida scese sulla Terra devastando ogni cosa e uccise migliaia di esseri umani.
Ra preoccupato per la totale estinzione della razza umana ideò uno stratagemma.
Si fece portare enormi quantità di ematite che ridusse in polvere finissima e la unì a grandi quantità di birra. Con questa birra colorata di rosso, durante la notte, inondò i campi fino alle cime degli alberi. Appena fu l'alba Sekhmet vedendo tutto quel liquido rosso e credendolo sangue umano vi si gettò sopra per berlo col risultato di ubriacarsi e alla fine s'addormentò. Quando si svegliò non era più interessata a continuare la distruzione e la pace discese sul mondo devastato.
Questo mito sulla distruzione dei nostri lontani antenati non è unico, in tutte le antiche civiltà e in tutte le religioni vi è un mito che si riferisce ad una catastrofe lontana che segnò per sempre l'inconscio dell'Umanità sopravvissuta e il cui ricordo fu tramandato oralmente per millenni, entrando nell'immaginario collettivo.
Alcuni studiosi ritengono che la catastrofe a cui si riferiscono i miti suddetti più che il famoso"Diluvio Universale" sia stata invece una apocalittica eruzione vulcanica avvenuta 75.000 anni fa che provocò cambiamenti climatici tali che gli esseri umani dopo questo evento si ridussero a poche migliaia e la decimazione colpì, inspiegabilmente, soprattutto i maschi umani. La teoria sopra citata è quella della Catastrofe di Toba.
Sempre secondo gli esperti, questo spiegherebbe perchè i Santuari megalitici dedicati alla fertilità e i luoghi di parto erano collegati con le energie telluriche del pianeta. Erano ,questi luoghi, Siti Sacri, dedicati di solito a Divinità ctonie, dove venivano sfruttate le energie cosmiche e quelle elettromagnetiche del sottosuolo per favorire la capacità riproduttiva e dare speranza al genere umano.
Il racconto mitologico di Sekhmet potrebbe essere una metafora di come la Terra Madre benevola e generosa possa diventare pericolosa e mortale come una madre impazzita che uccide i propri figli.

Ciao, al prossimo mito.
Si narra che Ra-Atum, l'Antico Dio Supremo, si accorse che l'Umanità gli si era ribellata perchè cominciava ad invecchiare. Allora il Vecchio Dio Sole decise di punire l'insurrezione sterminando gran parte della Razza Umana. Ma si accorse che il suo celebre Occhio, la sua arma di giustizia, non fosse efficace per punirli.
Perciò Ra convocò tutti gli dei antichi e chiese loro come fare. E tutti indicarono, come nuovo Occhio punitore di Ra, la dea Sekhmet. Sekhmet, come strumento di distruzione, appariva a volte come una leonessa infuriata che sguazzava nel sangue e a volte la terribile dea, dalla testa di leone, che attaccava con ferocia l'Umanità in preda ad un raptus sterminatore.
Sekhmet andò sulla Terra e uccise i ribelli. Tornò da Ra molto soddisfatta del suo operato al punto che voleva tornare per giustiziare altri uomini. Il Vecchio Dio si oppose ma Sekhmet in preda alla furia omicida scese sulla Terra devastando ogni cosa e uccise migliaia di esseri umani.
Ra preoccupato per la totale estinzione della razza umana ideò uno stratagemma.
Si fece portare enormi quantità di ematite che ridusse in polvere finissima e la unì a grandi quantità di birra. Con questa birra colorata di rosso, durante la notte, inondò i campi fino alle cime degli alberi. Appena fu l'alba Sekhmet vedendo tutto quel liquido rosso e credendolo sangue umano vi si gettò sopra per berlo col risultato di ubriacarsi e alla fine s'addormentò. Quando si svegliò non era più interessata a continuare la distruzione e la pace discese sul mondo devastato.
Questo mito sulla distruzione dei nostri lontani antenati non è unico, in tutte le antiche civiltà e in tutte le religioni vi è un mito che si riferisce ad una catastrofe lontana che segnò per sempre l'inconscio dell'Umanità sopravvissuta e il cui ricordo fu tramandato oralmente per millenni, entrando nell'immaginario collettivo.
Alcuni studiosi ritengono che la catastrofe a cui si riferiscono i miti suddetti più che il famoso"Diluvio Universale" sia stata invece una apocalittica eruzione vulcanica avvenuta 75.000 anni fa che provocò cambiamenti climatici tali che gli esseri umani dopo questo evento si ridussero a poche migliaia e la decimazione colpì, inspiegabilmente, soprattutto i maschi umani. La teoria sopra citata è quella della Catastrofe di Toba.
Sempre secondo gli esperti, questo spiegherebbe perchè i Santuari megalitici dedicati alla fertilità e i luoghi di parto erano collegati con le energie telluriche del pianeta. Erano ,questi luoghi, Siti Sacri, dedicati di solito a Divinità ctonie, dove venivano sfruttate le energie cosmiche e quelle elettromagnetiche del sottosuolo per favorire la capacità riproduttiva e dare speranza al genere umano.
Il racconto mitologico di Sekhmet potrebbe essere una metafora di come la Terra Madre benevola e generosa possa diventare pericolosa e mortale come una madre impazzita che uccide i propri figli.

Ciao, al prossimo mito.
martedì 11 marzo 2014
Benvenga il suono delle campane!
Sono una privilegiata! Vivo al "centro" del "centro storico" della mia cittadina, in una via "storica" e sono circondata da palazzi del 700 e 800 e dalle chiese più belle ed antiche.
Ma ... queste chiese hanno alti campanili provvisti "tutti" di "gagliarde " campane che normalmente suonano ogni giorno alle 8, alle 12, alle 18.30 e alle 20. Nei giorni festivi riempiono gli intervalli con lunghi ,intensi e festosi scampanii. Non vi stupirete quindi se, a un certo punto della mia vita, mi sia venuta la curiosità sull'origine dell'uso della campana. Cercando qua e là ho raccolto un pò di notizie che vi racconto.
Pare che l'uso della campana sia molto antico e il loro suono è legato a rituali magici e religiosi . Con il loro tintinnio esse assolvevano a funzioni protettive ed evocative delle divinità con lo scopo di allontanare le forze del male e avvicinare quelle del bene.
In Palestina nel tredicesimo-decimo sec. a.C., i sacerdoti usavano fissare agli orli delle vesti piccole campanelle, pensando così di allontanare gli spiriti malvagi che credevano frequentassero i luoghi sacri e in particolar modo le sogli dei templi.
Il materiale che più caratterizza il suono della campana è il bronzo. Il bronzo nacque dalla fusione di rame e stagno attorno al 5000-4000 a. C. forse in Mesopotamia. La maggior parte delle campane chiamate anche"bronzi sonanti" provengono specialmente dalla cultura assira.
Da recenti ritrovamenti archeologici ,si pensa che la realizzazione dei primi"bronzi sonanti" fu opera delle antiche popolazioni armene. I Fenici usavano le campanelle durante le cerimonie.
I Greci in battaglia mettevano delle piccole campanelle negli scudi affinchè suonando ottenessero la protezione di Marte.
Giulio Cesare racconta nei sui scritti che i Britanni nei combattimenti tenevano le campanelle appese alle lance sempre a scopo protettivo. I Druidi le ritenevano indispensabili nei loro riti.
Campanelle legate al collo di mucche e cavalli li proteggono dai malefici. In tempi passati si portava in dono una piccola campana ai neonati per allontanare il malocchio delle streghe. E ancora si suonavano campanelle attorno al letto dei moribondi per allontanare i demoni in agguato pronti a ghermire l'anima fuggente.
L'uso delle campane nelle chiese cristiane risale al VI sec. Erano piccole ,venivano usate a mano ed erano suonate per chiamare i fedeli alla preghiera. In seguito vennero usate le grandi campane sospese nei campanili divendando parte integrante delle usanze cristiane.
Nel Medioevo gli insediamenti umani erano pochi, isolati e distanti uno dall'altro e il territorio era generalmente coperto da sinistre foreste che nascondevano pericoli reali e immaginari: predoni, fuorilegge, bestie selvagge e... demoni, lupi mannari, streghe e orchi. Contro queste minacce, lo scampanio sonoro costituiva un cerchio magico protettivo, un recinto rassicurante di suoni. All'interno del sacro perimetro regnava la protezione di Dio.
La campana segnava anche le ore, dividendo il giorno in unità fisse, ognuna delle quali era consacrata ad uffizi e preghiere particolari . Antica è anche l'usanza di suonare le campane delle chiese per allontanare i fulmini infatti su molte campane vecchie si trova la scritta "Fulgura frango"(rompo le folgori) o anche "Fulgura arcens et demones malignos" (tengo lontano le folgori e i demoni maligni). Perchè si pensava che i disastri naturali fossero opera del Maligno e che le campane con il loro suono, essendo benedette, sarebbero state in grado di farlo fuggire.
In Liguria si credeva segno nefasto una qualunque campana che suonasse da sola.
I toscani credevano che portasse molto male suonare le campane senza motivo e in tutt' Italia era considerato cattivo segno il fatto che le campane suonassero mentre l'orologio del campanile batteva le ore.
Tutto sommato, alla luce di queste credenze, "benvenga il suono delle campane"!
Siete della mia stessa idea? Ciao.
Ma ... queste chiese hanno alti campanili provvisti "tutti" di "gagliarde " campane che normalmente suonano ogni giorno alle 8, alle 12, alle 18.30 e alle 20. Nei giorni festivi riempiono gli intervalli con lunghi ,intensi e festosi scampanii. Non vi stupirete quindi se, a un certo punto della mia vita, mi sia venuta la curiosità sull'origine dell'uso della campana. Cercando qua e là ho raccolto un pò di notizie che vi racconto.
Pare che l'uso della campana sia molto antico e il loro suono è legato a rituali magici e religiosi . Con il loro tintinnio esse assolvevano a funzioni protettive ed evocative delle divinità con lo scopo di allontanare le forze del male e avvicinare quelle del bene.
In Palestina nel tredicesimo-decimo sec. a.C., i sacerdoti usavano fissare agli orli delle vesti piccole campanelle, pensando così di allontanare gli spiriti malvagi che credevano frequentassero i luoghi sacri e in particolar modo le sogli dei templi.
Il materiale che più caratterizza il suono della campana è il bronzo. Il bronzo nacque dalla fusione di rame e stagno attorno al 5000-4000 a. C. forse in Mesopotamia. La maggior parte delle campane chiamate anche"bronzi sonanti" provengono specialmente dalla cultura assira.
Da recenti ritrovamenti archeologici ,si pensa che la realizzazione dei primi"bronzi sonanti" fu opera delle antiche popolazioni armene. I Fenici usavano le campanelle durante le cerimonie.
I Greci in battaglia mettevano delle piccole campanelle negli scudi affinchè suonando ottenessero la protezione di Marte.
Giulio Cesare racconta nei sui scritti che i Britanni nei combattimenti tenevano le campanelle appese alle lance sempre a scopo protettivo. I Druidi le ritenevano indispensabili nei loro riti.
Campanelle legate al collo di mucche e cavalli li proteggono dai malefici. In tempi passati si portava in dono una piccola campana ai neonati per allontanare il malocchio delle streghe. E ancora si suonavano campanelle attorno al letto dei moribondi per allontanare i demoni in agguato pronti a ghermire l'anima fuggente.
L'uso delle campane nelle chiese cristiane risale al VI sec. Erano piccole ,venivano usate a mano ed erano suonate per chiamare i fedeli alla preghiera. In seguito vennero usate le grandi campane sospese nei campanili divendando parte integrante delle usanze cristiane.
Nel Medioevo gli insediamenti umani erano pochi, isolati e distanti uno dall'altro e il territorio era generalmente coperto da sinistre foreste che nascondevano pericoli reali e immaginari: predoni, fuorilegge, bestie selvagge e... demoni, lupi mannari, streghe e orchi. Contro queste minacce, lo scampanio sonoro costituiva un cerchio magico protettivo, un recinto rassicurante di suoni. All'interno del sacro perimetro regnava la protezione di Dio.
La campana segnava anche le ore, dividendo il giorno in unità fisse, ognuna delle quali era consacrata ad uffizi e preghiere particolari . Antica è anche l'usanza di suonare le campane delle chiese per allontanare i fulmini infatti su molte campane vecchie si trova la scritta "Fulgura frango"(rompo le folgori) o anche "Fulgura arcens et demones malignos" (tengo lontano le folgori e i demoni maligni). Perchè si pensava che i disastri naturali fossero opera del Maligno e che le campane con il loro suono, essendo benedette, sarebbero state in grado di farlo fuggire.
In Liguria si credeva segno nefasto una qualunque campana che suonasse da sola.
I toscani credevano che portasse molto male suonare le campane senza motivo e in tutt' Italia era considerato cattivo segno il fatto che le campane suonassero mentre l'orologio del campanile batteva le ore.
Tutto sommato, alla luce di queste credenze, "benvenga il suono delle campane"!
Siete della mia stessa idea? Ciao.
venerdì 7 marzo 2014
Le fattucchiere del Gargano. Gargano "magico".
Nell'immaginario collettivo le fattucchiere erano di solito vecchie megere che abitavano in antri paurosi tra teschi, vapori di pozioni maleodoranti, pipistrelli che svolazzavano al calar del sole e serpenti che strisciavano per ogni dove.
E forse queste vecchie esistevano davvero e vivevano proprio in quegli antri che furono i ricoveri naturali delle popolazioni preistoriche che si insediarono nel Gargano, naturali discendenti delle "sciamane".
Si sa che le donne, in tempi lontani, erano preposte alla raccolta e all'uso delle erbe, radici ecc..., e che impararono a catalogare e a tramandarne i segreti alle figlie e alle nipoti. Queste donne, che conoscevano i segreti della Natura e applicavano le loro conoscenze ed esperienze per curare ed aiutare chi a loro si rivolgeva in caso di bisogno, furono nel tempo chiamate "streghe" e "fattucchiere".
Si dice che una di esse, ad esempio, avesse nella sua casa una sedia sulla quale non faceva sedere mai nessuno: essa era riservata allo "Spirito " della casa e nessuno poteva toccarla.
Il Gargano oltre ad essere una splendida riserva naturale italiana molto nota, è anche una meno nota "riserva" di miti, tradizioni e credenze popolari tramandati soprattutto oralmente di generazione in generazione.
Sotto il velo della modernità permangono qui i segni di arti divinatorie che stanno tra il sacro e il pagano, tra scienza e magia e, dalla mescolanza di tutto ciò, ne viene fuori una religione alternativa sotto il segno, però, della Madonna e dell'Arcangelo Michele, quest'ultimo nei paesi garganici, più che il" Principe delle Armate Celesti "o la "Spada" e il "Pugno" di Dio, è invece considerato il "Super Amico" al quale si rivolgono per tutto, anche per le banalità del quotidiano, e viene familiarmente chiamato "Sammichele".
Abbondano un pò dovunque, nel Gargano, maghe, guaritrici e santone, e nei vicoli stretti e antichi aleggiano sempre fosche storie di "streghe " e " lupi mannari" raccontate dagli anziani della comunità davanti ai camini, d'inverno, o seduti davanti alle abitazioni, d'estate.
Conclusione il Gargano e' magico, in tutti i sensi. Alla prossima.
mercoledì 5 marzo 2014
Non lamentarsi mai della normalità o della noia del quotidiano.
Vi riporto un brano tratto da un romanzo che ho letto qualche anno fa, "L'origine perduta" di Matilde Asensi.
"A volte quando ti senti indifferente a tutto , quando aspetti che succeda qualcosa che ti cambi la vita, il destino decide di giocarti un brutto scherzo e ti colpisce al viso con un guanto di ferro.
Allora ti guardi attorno confuso, e ti chiedi da dove sia arrivato il colpo e perchè all'improvviso ti manchi il terreno sotto i piedi.
Daresti qualsiasi cosa per cancellare quello che è accaduto, rimpiangi la normalità e le vecchie abitudini, vorresti che tutto tornasse ad essere come prima."
Riflettete. Ciao. Alla prossima ...
"A volte quando ti senti indifferente a tutto , quando aspetti che succeda qualcosa che ti cambi la vita, il destino decide di giocarti un brutto scherzo e ti colpisce al viso con un guanto di ferro.
Allora ti guardi attorno confuso, e ti chiedi da dove sia arrivato il colpo e perchè all'improvviso ti manchi il terreno sotto i piedi.
Daresti qualsiasi cosa per cancellare quello che è accaduto, rimpiangi la normalità e le vecchie abitudini, vorresti che tutto tornasse ad essere come prima."
Riflettete. Ciao. Alla prossima ...
martedì 4 marzo 2014
Storia miracolosa. Leggende garganiche.
Si narra che San Francesco si recò pellegrino al Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano che a quel tempo era, per importanza, il quarto luogo di pellegrinaggio dopo Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela.
Dopo la visita alla Sacra Grotta dell'Arcangelo, San Francesco passò per un piccolo paese arroccato su una delle alture del Promontorio e vide appena fuori dell'abitato una cappellina dedicata a San Michele Arcangelo.
Entrò, fece le sue preghiere e quando uscì dalla cappella si guardò intorno ed esclamò: "Signore vorrei che qua sorgesse un mio convento" ed esprimendo questo desiderio infisse il suo bastone di pellegrino nel terreno.
Il bastone miracolosamente cominciò a germogliare e in breve tempo diventò un maestoso pino. Vicino a quel pino alcuni frati cominciarono a costruire mattone su mattone un monastero francescano aiutati dagli abitanti del piccolo paese che consideravano quel luogo miracoloso per il prodigio del pino.
L'entità maligna del luogo, gelosa, in una notte senza luna, scatenò una bufera di vento che sdradicò dal terreno il miracoloso pino. Pochi giorni dopo questo fatto malefico San Francesco tornò al Santuario dell'Arcangelo e poi volle visitare il suo convento del bastone miracoloso.
Nel vedere il suo pino per terra pregò il Signore ... e lentamente il pino si rialzò e tornò al suo posto ma invece che con le radici s'interrò con la chioma.
Prodigiosamente le radici che rimasero per aria germogliarono e produssero una foltissima chioma.
Questa e' una delle leggende legate al paesino di Ischitella, nel Gargano. Questo albero oggi esiste ancora ed è oggetto di devozione della popolazione.
Dopo la visita alla Sacra Grotta dell'Arcangelo, San Francesco passò per un piccolo paese arroccato su una delle alture del Promontorio e vide appena fuori dell'abitato una cappellina dedicata a San Michele Arcangelo.
Entrò, fece le sue preghiere e quando uscì dalla cappella si guardò intorno ed esclamò: "Signore vorrei che qua sorgesse un mio convento" ed esprimendo questo desiderio infisse il suo bastone di pellegrino nel terreno.
Il bastone miracolosamente cominciò a germogliare e in breve tempo diventò un maestoso pino. Vicino a quel pino alcuni frati cominciarono a costruire mattone su mattone un monastero francescano aiutati dagli abitanti del piccolo paese che consideravano quel luogo miracoloso per il prodigio del pino.
L'entità maligna del luogo, gelosa, in una notte senza luna, scatenò una bufera di vento che sdradicò dal terreno il miracoloso pino. Pochi giorni dopo questo fatto malefico San Francesco tornò al Santuario dell'Arcangelo e poi volle visitare il suo convento del bastone miracoloso.
Nel vedere il suo pino per terra pregò il Signore ... e lentamente il pino si rialzò e tornò al suo posto ma invece che con le radici s'interrò con la chioma.
Prodigiosamente le radici che rimasero per aria germogliarono e produssero una foltissima chioma.
Questa e' una delle leggende legate al paesino di Ischitella, nel Gargano. Questo albero oggi esiste ancora ed è oggetto di devozione della popolazione.
lunedì 3 marzo 2014
Gargano dentro.
Cagnano Varano è un dolce paese abitato da gente mite e operosa che si dedica soprattutto alla pesca, alla miticultura, all'agricoltura e alla pastorizia.
Adagiato su una altura, si apre sul lato meridionale del lago costiero di Varano dai colori mutevoli, azzurro, verdastro, terrigno, oltre il quale a nord si allarga l'Adriatico.
Il cuore antico del paese ha strade strette acciottolate e case bianche addossate le une alle altre con balconcini traboccanti di piante di basilico, di gerani, collane di peperoncini e trecce d'aglio.
Una grande piazza e il corso sono il teatro di ogni avvenimento della comunità: sposalizi, funerali processioni,comizi,mercati e festa patronale.
Intorno al paese si apre il mondo delle Bucoliche e delle Georgiche di Orazio con pascoli di ovini, bovini, caprini e suini; boschi di querce e lecci, castagneti, uliveti e alberi di noci, peschi e mandorli e piccoli campi coltivati.
Qui regna un silenzio antico interrotto dal suono della campana della chiesa di Santa Maria della Pietà, che più degli orologi regola la vita dei contadini, e da quello dei campanacci delle mandrie.
A circa due chilometri dal paese si apre una grotta sacra e misteriosa ... ma di quest'ultima vi scriverò un'altra volta.
Ciao, a presto.
domenica 2 marzo 2014
Bentornato Marzo! Bentornata Primavera!
Ma si sa che Marzo è pazzerello. Perciò, amici, godiamoci i primi raggi caldi di sole ma teniamo a portata di mano
l'ombrello.
l'ombrello.
Comunque sia, pazzerello o no, dice un proverbio "Vento di Marzo odor di Primavera".
Un altro proverbio invece dice "Al primo tuon di Marzo escon fuori tutte le serpi". Sembra infatti che al fragore del primo tuono primaverile le serpi rimaste in letargo durante l'inverno escono per riscaldarsi ai raggi del sole. Quindi attenti se passeggiate nei sentieri di campagna o di collina.
A proposito di serpenti, essi erano oggetto di culto e in Italia si trovano tracce di questo culto sino dall'età del bronzo.
Presso i Latini vi era il culto dei Genii e in seguito anche dei Lari, Numi tutelari della casa e della famiglia, di solito rappresentati come serpenti che ingoiano frutta.
La credenza (contadina ) più comune è che la serpe domestica quando entra in casa non deve essere uccisa perchè vi è la superstizione che la sua morte è presagio di morte del padrone di casa.
Ogni anno in un paesino abbruzzese, Cocullo, si celebra la festa dei serpenti o, più precisamente, la festa di San Domenico di Cocullo il quale con il solo sguardo risanava i morsi mortali delle vipere. La statua del santo viene portata in processione avvolta completamente dai serpenti e altri rettili vengono portati addosso, attorcigliati al collo e alle braccia dai devoti. E' un'antica festa pagana che risale alle popolazioni italiche preromane e nella quale si celebrava il culto del dio serpente.
La festa e' tutt'ora celebrata e ci sono diversi video che la testimoniano.
sabato 1 marzo 2014
Giustizia andrebbe fatta
"Quella che si è soliti definire la dominazione romana sull'Italia, appare piuttosto come l'unione di tutte le stirpi italiche in un solo Stato e di queste stirpi i Romani furono la più potente, ma solo un ramo di esse. La Storia italica si divide in due periodi principali: la storia interna d'Ialia , fino alla sua unione sotto la supremazia della stirpe latina , e la storia del dominio italico sul mondo". ( T.Mommsen).
Condivido la tesi di questo scrttore e penso che sia riduttivo parlare di "Storia dell'Antica Roma" come della grande storia di una sola città italica, sarebbe più giusto parlare di "Storia dell'Italia Antica sotto il segno dell'aquila romana", sapendo che tutte le città italiche hanno contribuito a formare il grande "IMPERO".
Cosa ne pensate?
Iscriviti a:
Commenti (Atom)



