mercoledì 2 luglio 2014

"Il mito della Sibilla Cumana" tratto dalle Metamorfosi di Ovidio.

" ... Enea si diresse al lido di Cuma,zona paludosa pullulante di alghe. Lì entrò nella grotta della longeva Sibilla per pregarla di aiutarlo ad attraversare l'Averno e ad  incontrare i Mani del padre.
La Sibilla accettò di fargli da guida e gli indicò poi un ramo fulgente che cresceva nella selva della dea Giunone d'Averno e gli ordinò di staccarlo dal suo tronco.
Egli eseguì il comando e così vide schiudersi davanti ai suoi occhi l'Orco Tremendo in tutta la sua potenza e potè incontrare le ombre dei suoi antenati e quella magnanima del vecchio Anchise. Fu informato anche delle leggi che governavano quei luoghi e dei pericoli che ancora doveva affrontare nelle future guerre.
Sulla via del ritorno si rivolse alla Sibilla che lo guidava:
< Non so se tu sia una dea vera o solo un essere privilegiato dagli Dei,ma io ti considererò sempre una divinità e riconoscerò sempre che fu tuo merito se ho potuto visitare i luoghi della morte e ritornare sano e salvo dopo averli visti. Per ringraziartene, quando tornerò a respirare l'aria pura che ci sovrasta, ti eleverò un tempio,anche se sei una persona viva e ti onorerò con l'incenso.>
 La profetessa gli rispose:
< Non sono una dea non devi attribuire l'onore del sacro incenso a una persona umana! Ma devi sapere che mi era stata offerta una vita eterna priva del buio della morte a patto di sacrificare la mia vergnità all'amore di Febo. Egli sperava di ottenerla e faceva di tutto per attirarmi con doni. Scegli quello che vuoi, mi disse e l'avrai, fanciulla di Cuma. Io raccolsi un pugno di polvere e glielo mostrai, chiedendo di vivere tanti anni quanti granelli c'erano in quella manciata di polvere: nella mia stoltezza non mi venne in mente di aggiungere che dovevano essere anni di gioventù.
Egli mi avrebbe concesso senz'altro insieme ad essi una giovinezza perenne,se avessi accettato il suo amore: invece per aver disprezzato la sua offerta, sono rimasta senza nozze. E ormai l'età più felice mi ha volto le spalle e la penosa vecchiaia avanza col suo passo tremante: dovrò tollerarla a lungo.
Sibilia Cumaea, Elihu Vedder (1898)
Ho già vissuto sette secoli e per adeguare il numero dei granelli di polvere mi manca di vedere ancora trecento estati e trecento autunni. Verrà il momento in cui, altermine della mia lunga giornata,il mio corpo si rattrappirà, da così imponente che era, e la vecchiaia consumerà le mie membra e le ridurrà ad un mucchietto d'ossa senza peso. Allora non sembrerà possibile che io sia stata amata e meno che meno che sia piaciuta a un dio. Febo stesso forse non mi riconoscerà o negherà di avermi mai voluto bene. Fino a tal punto si dirà che sono mutata! Poi sparirò agli occhi di tutti, ma sarò riconosciuta dalla voce, sì il destino mi lascerà la voce.> "

Bel mito! Ognuno ne tragga la morale che crede. Ciao.

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